A Reschio la primavera arriva in silenzio ma non passa inosservata. Si annuncia con il fremito dell’erba nuova, con la luce che torna a giocare sulle pietre, a riverberare sulla superficie dei laghi, con il canto degli uccelli che rianima il bosco. Quest’anno, per la prima volta, il suo ritorno è stato celebrato anche da una festa: lo Spring Affair, un appuntamento nato spontaneamente, come la stagione di cui propizia il principio.
Il 29 marzo, sotto un cielo terso che prometteva estate, le porte delle Vecchie Scuderie si sono aperte per accogliere i Mastri artigiani locali, custodi rari di saperi preziosi, pratiche antiche che a Reschio tuteliamo e rinnoviamo sotto il nome di Household Habits. Le Household Habits sono quelle abitudini, quei mestieri, che un tempo facevano parte della vita quotidiana di chi abitava le grandi case, e che oggi, per molti, sono ricordi di un passato desueto, che non può trovare spazio tra i ritmi frenetici della modernità. Ma a Reschio è la modernità che non può cancellare del tutto il passato, che continua a vivere nel presente, come linfa che scorre da radici profonde, impossibili da recidere.
Lo Spring Affair è stato la celebrazione dell’amore che mostriamo alla cultura da cui nasciamo e sui cui abbiamo gettato le fondamenta. Non una semplice mostra, ma un incontro, un dialogo tra ciò che è stato e ciò che è, tra mani sapienti e sguardi incantati.
Ospiti e amici hanno riscoperto i movimenti lenti ed essenziali che un tempo portavano avanti l’economia domestica, trovando in essi dei significati più profondi della loro mera utilità. Nel fare con le mani, hanno colto un modo nuovo per capire ed esperire il mondo. I partecipanti non solo hanno osservato, ma anche sperimentato direttamente queste pratiche, sotto la guida costante e attenta dei maestri – opportunità che vive tutto l’anno per chi soggiorna a Reschio, dove ogni giorno è possibile partecipare a un laboratorio per vivere un’esperienza autentica, in sintonia con i ritmi della terra che ci ospita e la filosofia che da sempre portiamo avanti.
Così, tra i banchi delle Vecchie Scuderie apparecchiati per l’occasione, c’era chi modellava la ceramica con le mani e con il tornio, trasformando l’argilla grezza in forme utili alla vita, chi tesseva con telai antichi o chi ridava lustro ai tessuti con tinture naturali provenienti da piante nate spontanee nei campi della tenuta. C’era chi, paziente, su quei tessuti poi ricamava trame con ago e filo, e chi invece affidava le sue storie alla calligrafia, riportando la scrittura alla sua origine sacra, fatta di segni minimi e riflessivi. C’era chi intrecciava cesti con movimenti collaudati nei secoli, ispirati al modo in cui gli uccelli in natura costruiscono i loro nidi, e chi si dedicava alla marmorizzazione della carta, arte originaria dell’Oriente ma trapiantata a Firenze durante il Medio Evo, capace di trasferire quasi per magia il colore sui fogli, creando disegni sinuosi e variopinti.
Poco più in là, nel Teatro Equestre, un sibilo cadenzato richiamava l’attenzione dei passanti. I mastri arcai fiorentini insegnavano a tirare con l’arco, con i longbow da loro stessi plasmati a partire da ceppi di giunco: un esercizio di concentrazione, equilibrio e ascolto interiore. Di tanto in tanto, uno stridio fiero cadeva dal cielo: i rapaci del falconiere, liberati nell’aria, accerchiavano il castello con il loro volo elegante. Grandi e piccoli sostavano, con il naso all’insù, nell’attesa che l’uccello riscendesse e si affidasse al guanto del padrone: un momento affascinate, che sigilla il legame tra l’uomo e l’animale, fatto di reciproca fiducia e mai di sottomissione.
Lo Spring Affair è stato tutto questo: un momento per rallentare, per riscoprire e per condividere. Una festa non sfarzosa ma intensa, permeata dalla visione di Reschio: vivere in armonia con il tempo, con la terra e con la bellezza. Una bellezza che ci diamo il compito, arduo ma urgente, di salvare, attraverso l’attenzione, la cura e il rispetto per ciò che ci precede e ci nutre.
Lo Spring Affair è solo alla sua prima edizione, ma è già destinato a diventare una tradizione di Reschio. Un rito, destinato a tornare come le stagioni, per ricordarci di ascoltare l’eco che da secoli si diffonde tra le colline che ci abbracciano