18 aprile 2025 | Only@Reschio
Una storia di pazienza, intuizione e di un rosé che ha scelto la via delle bollicine
Reschio è un luogo che sussurra. Lo fa con la voce degli alberi mossi dal vento, con il fruscio della terra che crepita al passaggio della volpe. Qui, sotto il confine disegnato dai colli, la terra è sempre stata una compagna fedele dell’uomo. Lavorata a mano, accudita come qualcosa di sacro, ha offerto nei secoli i suoi frutti: il gelso, i cereali, le erbe aromatiche, le olive, l’uva.
Quando la famiglia Bolza arrivò, trovò una natura incolta ma viva. La ascoltò, la accolse e solo in seguito la coltivò, seguendo un’etica che mette la tutela del suolo al di sopra della produttività. Trent’anni dopo, Reschio è diventata un esempio virtuoso di agricoltura integrata: ogni semina rispetta il paesaggio, ogni raccolto ha un destino tracciabile. Dal campo alle tavole dei ristoranti, tutto segue un ciclo che riduce gli sprechi e restituisce significato ai prodotti.
In questo contesto è nata la nostra produzione vinicola. Sangiovese, Merlot, Cabernet Sauvignon, Grechetto e Trebbiano: sono le uve che coltiviamo con cura, che danno vita a rossi intensi e rosé delicati. Alcuni sono imbottigliati sotto l’etichetta di Reschio, altri personalizzati dai proprietari delle case, per il piacere delle loro tavole.
Oggi, un nuovo membro si unisce alla famiglia: lo spumante di Reschio. Non ha ancora un nome; preferisce far parlare il suo profumo, il suo colore ramato, il suo sapore. È figlio di un’idea nata tra le vigne del 2020, poi lasciata maturare con la lentezza che qui si riserva ai frutti, fatta di pazienza e di rispetto per i ritmi della natura.
L’idea era semplice ma audace: vedere se, in una terra votata ai rossi profondi, potesse nascere uno spumante capace di sorprendere. Già un anno fa sembrava pronto. Ma l’unanime consiglio degli esperti è stato di aspettare ancora, di lasciare che il vino completasse da sé il suo racconto. Un racconto che, da questa primavera, finalmente possiamo ascoltare. Sarà un ascolto intimo, come le storie raccontate un tempo attorno a un focolare acceso. Solo 250 bottiglie, tutte numerate a mano da un calligrafo. Una piccola serie, nata da una stagione generosa e da una vendemmia che ci ha regalato sorrisi. Ogni bottiglia è diversa, come le etichette scritte a mano. Racchiude il valore dell’attesa, l’unicità dell’artigianato, la fiducia in una terra che da secoli sa sbalordirci.
Lo spumante è realizzato secondo il Metodo Classico – anche detto champenois – a partire da uve Sangiovese vinificate in rosé, con un dosaggio che cade nell’Extra Brut.
È il metodo più antico e nobile per ottenere bollicine: prevede una seconda fermentazione in bottiglia, lenta e silenziosa, durante la quale il vino si trasforma e affina il suo carattere. Ogni bottiglia diventa così un microcosmo, un piccolo universo che evolve nel tempo. Il risultato è una finezza che non si può spiegare, solo assaporare.
La certezza che la visione fosse diventata realtà l’abbiamo avuta nel momento del dégorgement – quel gesto, quasi teatrale, che libera la bottiglia dai suoi residui. È stato l’inizio di un nuovo capitolo nel cammino enologico di Reschio. Anche il packaging riflette l’essenzialità di questa prima produzione. Non ci saranno scatole di legno, né confezioni elaborate. Solo un imballaggio neutro, pensato per il trasporto, che lascia parlare l’autenticità del contenuto.
La prossima produzione non ha una data. Potrebbe essere il 2027, o forse il 2028. Gli anni successivi al primo esperimento non sono stati generosi. Ma ogni bottiglia porta con sé anche questa consapevolezza: che certe cose non si possono programmare. Si possono sognare, progettare, ma poi bisogna attendere. Accadranno quando la natura deciderà. Non ci sarà un millesimo in etichetta: questo spumante nasce da un’intuizione, non da un’annata. E per ora, non sarà prodotto ogni anno. Lo spumante di Reschio non è nato per diventare un’etichetta da collezione. Eppure è già memoria. È un brindisi alla terra, al tempo e a chi sa aspettare
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